Nell’intricato mondo del franchising e dell’impresa, uno degli aspetti ineludibili che ci si trova ad affrontare è sicuramente quello legato alle cosiddette fee d’ingresso. Oggi faremo un approfondimento su cosa significhi questo termine, su che implicazioni abbia, su quali siano i suoi paletti e campi applicativi.
Partiamo dall’inizio. Un’azienda, quando avvia un progetto di franchising, deve ovviamente considerare nel suo modello di business in che maniera permettere ad un potenziale affiliato l’ingresso nel suo roster. Spesso i franchising propongono soluzioni chiavi in mano, altre volte delegano al futuro franchisee l’adeguamento del locale agli standard che la casa madre richiede per avviarsi all’apertura. Emerge quindi chiaramente che il costo di affiliazione, la cosiddetta fee d’ingresso, varia in maniera significativa a seconda del brand, a seconda di quanto il franchisor metta sul piatto.
Questo tipo di compenso, che viene riconosciuto al franchising, è la quota che permette l’effettiva affiliazione. E racchiude tutti i servizi che la casa madre eroga nei confronti del franchisee. A seconda dell’accordo tra le due parti, possono essere forniti servizi quali: la progettazione ed il render del futuro locale, l’includere gli arredamenti e le attrezzature necessarie, la consulenza tecnica, commerciale e amministrativa, la formazione e l’assistenza pre e post apertura, il manuale operativo, , l’attività di check-up, la pubblicità e il marketing...
A prescindere del brand che si intende sviluppare (o cui ci si intende affiliare), si consideri sempre che la fee d’ingresso altro non è che il modo attraverso il quale il franchisor trasmette al franchisee il suo know-how e gli strumenti per monetizzarlo. Come si può notare sono quindi molti i servizi che l’affiliante eroga e l’affiliato può ricevere. Il costo di affiliazione è strettamente legato a quanto sia articolata l’offerta in tal senso.