Se fino a qualche anno fa la tematica della sostenibilità era più una dichiarazione di principio che azioni concrete, ora la rivoluzione Esg (environmental, social, governance) ha preso finalmente slancio. Tant’è che non mancano report e classifiche che premiano le aziende più sostenibili.
Il Sole 24 Ore assieme a Statista (società tedesca di statistica e business intelligence) ha lanciato, ad esempio, l’iniziativa Leader della sostenibilità 2022. Sono 200 le aziende che possono fregiarsi di questo riconoscimento. Presenti praticamente tutte le big company italiane, non mancano anche diverse Pmi che coprono tutti i settori, dall’industria alla finanza, dai servizi al commercio.
Il settore più rappresentato, complice anche una maggiore regolamentazione, è quello bancario. Da Intesa San Paolo a Unicredit, da FinecoBank a Mediolanum le banche sono in prima linea, seguite dal comparto energia (Enel, Eni, Snam, Gruppo Hera per citarne alcuni) e dalle assicurazioni (come Generali, Sara Assicurazioni, Unipol).
Sostenibilità è una parola che racchiude un significato complesso e sfaccettato. La definizione universalmente riconosciuta si deve al Rapporto Brundtland intitolato “Our common future” del 1987. Questo indica la sostenibilità come la condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.
La sostenibilità implica quindi un benessere costante e crescente nei 3 aspetti della vita: economico, ambientale e sociale. Ma la sostenibilità non è un valore immutabile. Anzi, è un concetto dinamico che si evolve insieme alla società nel periodo storico di riferimento. Imprescindibile è, invece, il riferimento ad un futuro migliore per le generazioni che verranno come obbligo delle generazioni presenti.
Quali sono i parametri che definiscono un’azienda sostenibile?
I criteri ESG valutano l’azienda secondo tre aspetti: ambientale, sociale e di governance che definiscono quanto sia sostenibile e responsabile.
Fattore ambientale: prende in considerazione gli aspetti legati al cambiamento climatico, alla riduzione delle emissioni di Co2 nell’atmosfera, all’efficienza energetica, all’utilizzo consapevole delle risorse naturali. L’obiettivo è ridurre l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, e lo spreco delle risorse naturali.
Fattore sociale: riguarda le politiche del lavoro, la riduzione delle diversità, il rispetto dei diritti umani, il rifiuto di ogni tipo di discriminazione. Prende inoltre in considerazione le iniziative adottate dalle aziende per favorire il benessere delle comunità nelle quali sono inserite.
Fattore Governance: è inerente alla responsabilità d’impresa. Vengono presi in esame l’organizzazione e gestione interna, le politiche in essere del consiglio direttivo, il rispetto di valutazioni meritocratiche, l’adozione di sistemi retributivi etici e il contrasto a pratiche illecite.
Vantaggi per le aziende
Adottare una politica di sostenibilità ambientale senz’altro una maggiore fiducia negli stakeholder aziendali (investitori, lavoratori, clienti, comunità).
Ma non mancano vantaggi più tangibili come una maggiore efficienza delle attività e dei processi aziendali con un utilizzo razionale delle risorse che punta ad evitare sprechi e a ridurre i costi.