Che la pandemia abbia cambiato le abitudini di spesa delle persone, è una frase che abbiamo sentito spesso.
La società NielsenIQ ha svolto una ricerca al riguardo “The 2023 state of consumers” che ha evidenziato come effettivamente i consumi siano cambiati. La pandemia ha accresciuto il divario economico a livello mondiale, portando alla creazione di 5 profili di consumatori ben distinti.
I consumatori, in questi anni, si sono ritrovati a fronteggiare le sfide delle catene di approvvigionamento con prodotti esauriti o lunghi tempi di attesa, interruzione o limitazioni nei rapporti di lavoro con conseguenti vincoli ai budget di spesa, periodi di chiusura con scarsa mobilità e nuovi modelli di acquisto.
Gli ultimi tre anni a singhiozzo hanno portato i consumatori a ridefinire le loro priorità. L’incertezza economica, accompagnata dalle spinte inflazionistiche e dalle difficoltà di approvvigionamento industriali, hanno reso i consumatori più attenti. Sono ora alla ricerca di esperienze di acquisto, e di prodotti che le soddisfino. Per questo il valore espresso dal brand non è mai stato così importante come oggi.
“Nei prossimi 6 mesi le persone si aspettano di spendere di più per generi alimentari, servizi pubblici e beni di prima necessità per la casa, mentre molti segnalano che spenderanno meno per articoli discrezionali e occasioni fuori casa”, osserva Nicole Corbett, Direttore, Global Thought Leadership, NielsenIQ.
I soldi che prima erano spesi in occasioni fuori casa come eventi, ristoranti, divertimenti, ora vengono in parte dirottati per elevare la qualità del tempo passato a casa.
La lista della spesa è influenzata anche da altri fattori, come la necessità di tutelare la salute fisica e mentale, e la sicurezza finanziaria per far fronte a circostanze impreviste.
I cauti
È il gruppo più numeroso, rappresenta il 38% a livello mondiale, e il 52% in Italia. Pur non avendo subito tagli drastici alla loro sicurezza finanziaria, mantengono un atteggiamento di spesa prudenziale.
I lottatori
Hanno dovuto sperimentare l’insicurezza finanziaria dovuta alla pandemia. Sono il 23% nel mondo, e il 10% in Italia. Nonostante siano i più oculati, confrontino attentamente i prezzi scegliendo il prodotto più economico, stimano una riduzione della spesa anche alimentare del 17%.
I rimbalzisti
Sono il 21% degli intervistati nel mondo, e il 14% degli italiani. Hanno vissuto l’insicurezza economica, ma hanno saputo rialzarsi. Sono attenti alla sostenibilità e all’origine dei cibi, e prediligono gli acquisti on line.
Gli statici
Sono coloro che non hanno subito alcun impatto dalla pandemia. Rappresentano il 12% dei consumatori mondiali, e il 18% di quelli italiani. È da loro che ci si attende il maggior aumento di spesa alimentare nel 2023.
I floridi
Hanno risparmiato durante la pandemia, e ora si sentono finanziariamente più sicuri. Sono il 6% nel mondo e il 7% in Italia. Alle grandi superfici di vendita, preferiscono i negozi di quartiere e dedicano particolare attenzione ai cibi freschi.
Naturalmente nuove sfide.
Produttori e rivenditori devono tenere le orecchie bene aperte per intercettare le circostanze che cambiano. In un mercato fluido e in trasformazione, occorre concentrarsi sui vantaggi specifici dei propri prodotti che vengono cercati dai consumatori. Le aziende dovranno essere agili nel cercare di anticipare i cambiamenti dei consumatori. Utile in questo senso, prevedere diversi scenari e mettere a punto per ciascuno le opportune strategie per affrontarli.